300


Decimo dono: pregare il sacrificale.
3) Sia santificato il tuo nome.
Nome suo è Padre. Non viene bestemmiato a parole, ma si
lascia profanare in ben altro modo. Gli auguriamo la sua
santificazione.
1) Profanazione: non di luoghi, di cose o di persone, ma
del Padre prima del Figlio.
2) Santificazione: non di acqua, di monte o di terra, ma del
Padre. Viva il Padre. Partiremo per la sua santificazione
solo se saremo convinti della sua profanazione.

Pneumatica magia quella del visuato Paterno che tocca il
vecchio fideato e tutto lo rinnova. Tocca la preghiera del
dire egoisticale, ed ecco uscir fuori la preghiera del fare
sacrificale. Gesù vi si accosta pregandolo, e vuole che noi
facciamo altrettanto.
Quando pregate, voi dite: ‘Padre nostro’. Preghiera decisamente
sacrificale che è tutta da fare.
La collocazione del Padre è in due cieli: il più lontano: il
cielo o talamo eternale; il più vicino: il cielo o talamo
ecclesiale.
Bene appellato e bene collocato il Padre Nostro va bene
augurato. Ce lo fa fare Gesù con un augurio assai delicato:
‘Sia santificato il tuo nome’.
Il suo nome è Padre. I popolo lo chiamano con nomi diversi
e noi pure l’abbiamo chiamato con un nome diverso: lo
chiamiamo Dio; ma il suo unico nome è Padre. Non è Dio,
non è Dieu, non è Theòs, non è Deus.
Il suo unico nome è Padre. Peccato che noi lo chiamiamo
raramente per nome.
Ci scagliamo contro i bestemmiatori che affiancano al
nome di Dio espressioni vergognose; ma non avrete mai
sentito bestemmiare il suo vero nome. ‘Porco Dio’ lo udiamo,
ma non abbiamo mai udito dire: ‘Porco Padre’.
Il Padre non si lascia bestemmiare a parole. Diciamo ‘a
parole’, perché il Padre accetta una ben altra profanazione.
Se infatti al Padre auguriamo la sua santificazione è
perché è in atto la sua profanazione. Infatti, il contrario di
santificato è profanato. Cos’è mai la sua profanazione e
cos’è la sua santificazione?
1) Profanazione la diciamo dei luoghi, delle cose e delle
persone consacrate, e cioè destinate a Dio.
a) Se nella casa della chiesa vi si avesse a compiere
massacri di persone, quella casa viene profanata.
b) Se i vasi sacri che servono al culto divino venissero
usati per delle orge mondane, i vasi verrebbero profanati.
c) Se una persona consacrata a Dio la si avesse a trascinare
al fare azioni turpi, quella persona verrebbe
profanata.
Tutte queste non sono profanazioni vere e proprie, perché
la vera profanazione la si può compiere solamente sul
Padre, come la Chiesa ebraica l’ha compiuta sul Figlio
Gesù. L’ha profanato non solo quando nel Sinedrio si è
gridato: ‘È reo di morte!’, ma quando la sua morte di croce
è stata realmente eseguita.
Prima del Figlio è il Padre ad essere profanato quando
l’Angela, con impeto furibondo, ha gridato: A morte il
Padre!, nell’atto di appropriarsi la famiglia angelicale, e
alla morte dell’amore l’ha trascinata. Profanare vuol dire
non solo gridare: ‘A morte il Padre!’, ma trascinarlo realmente
alla morte dell’amore.
2) Santificazione: la diciamo delle cose: come l’acqua
santificata che noi chiamiamo acqua santa; ma l’acqua
non viene santificata, solo benedetta perché porti bene
a chi la usa. Nella Bibbia si parla di Terra Santa, come
il monte Sion, sul quale sale Mosè. Noi cristiani parliamo
di luoghi santi: quelli che hanno accolto Gesù in
Palestina. Ma né il monte, né un luogo può chiamarsi
santo: né un monte né un luogo sono santi. Santo si dice
appropriatamente del Padre. Gesù stesso lo invoca così:
Padre Santo. Santo vuol dire: il vivente, colui che vive.
Il Padre Santo ha voluto una sua profanazione e non
solo nel tempo, ma in taluni, come sicuramente in
Satana, l’accetta in eterno. La santificazione viene da
un grido augurale: ‘Viva il Padre!’. La profanazione
porta a un altro grido: ‘A morte il Padre!’. Noi su mandato
di Satana non solo gridiamo: A morte il Padre, ma
ve lo trasciniamo più o meno coscientemente.

Nessun commento:

Posta un commento