292

Decimo dono: il fare sacrificale pregato.
1) Padre nostro che sei nei cieli.
c) Figlialità mia: Lui fa il bene creativo con finalità
primaria sacrificale (in forma) secondaria (la sua
gloria). Io faccio il bene donativo a me (essenziale),
ai fratelli (necessario).
Ultimo dono creativo: l’uomo a Lui somigliante con finalità
sacrificale vissuta:
1) In partenza (espropriativa)
2) In arrivo (moritiva)
Il mio bene donativo si arricchisce: amare i nemici. Ma
fino dove?

Pneumatica magia quella del visuato Paterno che tocca il
vecchio fideato e tutto lo rinnova. Tocca la preghiera del
dire egoisticale ed ecco uscir fuori la preghiera del fare
sacrificale. Gesù vi si accosta pregandolo. Io pure mi
accosto al mio pregandolo. Lo prego dicendomi la preghiera
dominicale: ‘Padre nostro che sei nei cieli’.
Preghiera del dire sacrificale, che è tutta da fare. L’inizio
di quella preghiera mi presenta:
a) La Paternità sua: di suo mi dà uno spirito creato
umanato. Di sé mi dà un raggio del suo Spirito, che
mi si cede espropriato. Il darmi: è la sua Paternità. Il
darsi: è la sua Maternità.
b) La figlialità mia: si assomiglia a quella del suo
Figlio. Il Padre tutto si cede espropriato in forma
personale di Figlio da vivere al sacrificale. A me un
raggio del suo Spirito in forma di comunione interpersonale.
Lui è il Figlio, io sono un figlio.
Come Lui nessun altro, come me tutti gli altri. Come
Lui è venuto a fare il Figlio, così anch’io sono arrivato
a fare il figlio: vocazione umana che dovrebbe
animare tutte le varie forme di vocazione.
Sono qui a fare il figlio: a fare quello che fa Lui, a fare da
figlio quello che Dio fa da Padre. Cosa fa il Padre?
*) Il Padre fa il beneficale creativo: fa essere ciò che non è.
Fa il bene creativo a finalità sacrificale. La forma biblica
distribuisce in sei giorni la sua azione creatrice. Al termine
di ogni giorno guarda alla sua creazione, e la vede tutta
buona. ‘E Dio vide che ciò era buono’. Ma di quale bontà?
1) Secondaria: (manifesta la sua gloria) la Bibbia non
conosce ancora quale forma abbia dato alla sua creazione
(la forma sacrificale) tutta buona: una forma:
2) Primaria: bontà sacrificale. Di concentrato sommo di
potenzialità cosmiche e vitali, per cui non conosce la
finalità primaria impressa a quel bene creato.
Ne ha espresso una assai secondaria: la glorificazione di
Dio: ‘I cieli e la terra narrano la gloria di Dio’. A tutta la
creazione ha dato una finalità sacrificale.
*) Io da figlio faccio il beneficale donativo. Sono qui per
fare il bene a me (essenziale), a tutti, in ogni tempo, in
ogni luogo e in tutti i modi (necessario): con finalità sacrificale:
espropriativi. Dopo tanto bene creativo ne vuole
uno nel quale poter sfogare la sua tensione sacrificale.
Quell’uno è l’uomo. Fa l’uomo a sua immagine e somiglianza:
il divino: Padre Materno; l’umano: padre e
madre. È nell’uomo che il Padre vive la sua sacrificalità.
Ve la vive in due fasi:
1) Una in partenza: parte con un sacrificale di proprietà: si
espropria: lo chiamo sacrificale espropriativi: mi si
cede espropriato da vivere al sacrificale. Il bene che
faccio dovrebbe procedere dal mio sacrificale espropriativo.
Faccio del bene espropriandomi. Satana mi
rapisce il mio sacrificale espropriativo, trasformandolo
in amore egoisticale tutto appropriativo.
2) È la seconda fase della sua sacrificalità: quella in arrivo:
una fase non scoppiata per un imprevisto incidente, ma
una fase seconda alla quale si era avviato con la prima.

Parte con la sacrificalità espropriativa puntando a quella moritiva,
mediante una messa in malattia dell’amore. L’assenza
del mio sacrificale fa completo il suo: si cede espropriato per
arrivare alla morte dell’amore (uomo suo nemico). Da questo
evento il mio beneficale si arricchisce. Non avevo né amici né
nemici, ma i miei simili cui far del bene per espropriarmi. Ora
nascono gli amici e nascono i nemici. Il bene io lo faccio agli
amici, e lo nego ai nemici. Fatto agli amici è bene egoisticale;
fatto ai nemici è bene sacrificale. Il primo è: bene ammalato;
il secondo è: bene sano. Il Figlio ci vuole disingannare e
ci traccia il sano amore: amare i nemici: è da figli di Dio.
Amare gli amici: è da figli di Satana: non occorre che accostare
la parola del Figlio riportata da Mt per l’amore ai nemici,
e riportata da Lc per l’amore agli amici. Dunque faccio il
figlio amando i nemici; ma fino a che punto?

Nessun commento:

Posta un commento