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Decimo dono: la preghiera del dire sacrificale.
*) Padre nostro che sei nei cieli.
a) Paternità sua carica di maternità: la sua messa a
mia disposizione totale e eternale. Raggio: in cielo
Paterno, in terra Materno.
b) Figlialità mia: due diverse figlialità: quella di suo
Figlio, quella di un suo figlio. Non adottiva ma
sostanziale. Un figlio chiamato a fare il figlio con
quello che fa il Padre: Lui fa il beneficale unicamente
in vista del suo fare sacrificale.

Pneumatica magia quella del visuato Paterno che tocca il
vecchio fideato e tutto lo rinnova. Tocca la preghiera del
dire egoisticale ed ecco uscir fuori la preghiera del fare
sacrificale. Al suo, Gesù si accosta pregandolo: ‘Se è possibile
passi da me questo calice’. Al mio mi accosto pregandolo
con la preghiera dominicale: ‘Padre nostro che sei
nei cieli’. Preghiera sacrificale: preghiera di facimento: da
fare in due: io e lo Pneuma. Per dispormi a farla, me la
dico e me la ripeto per pensarla, per sentirla e per farla. In
apertura mi presenta:
*) La Paternità sua. Una paternità non tanto creatrice e
provvidenziale, ma sostanziale:
1) Di suo, mi dà uno spirito umanato.
2) Di sé, mi dà un raggio del suo Spirito.
Non solo me lo dà, ma mi si cede espropriato per diventare
proprietà mia. Operatore di un simile passaggio è lo
Pneuma Paterno che me lo reca a mia insaputa, me lo
porta dentro (immette), me lo unisce con una concezione
battesimale, Lui pure mi si fa dentro e mi si unisce: battesimo
cresimato Paterno. Così mi si è dato da vivere: con
una concezione battesimale cresimata. Lui diventa Padre,
e io divento figlio. Lui diventa Padre mio e io divento
figlio suo: la sua meità, e la mia suità. Alla sua Paternità
non manca assolutamente nulla. Infatti non è una pura e
semplice paternità; essa si carica di una maternità che non
sarà facile imitare. Quale maternità? Il Padre facendomi
essere, mi dà un raggio del suo Spirito, un po’ come il sole
ci dà i raggi della sua massa infuocata.
Il darmi un raggio di sé è la sua Paternità.
Ma il raggio me lo dà in cessione espropriata; diventa mio
e si pone a disposizione mia: totale e eternale: è questa la
sua Maternità.
Così la madre si pone a totale disposizione della creatura
concepita nel suo grembo mediante il dono coniugale. Che
una madre come Gianna Beretta Molla si lasci uccidere
dalla sua creatura, è pienamente consentaneo alla sua funzione
materna: una madre si lascia prendere tutto dalla sua
creatura; la sua stessa vita, se lo esige la sua creatura. A
questo punto dovrei arricchire la preghiera dicendo:
‘Padre nostro Materno che sei nei cieli’; ma la dicitura sta
bene com’è: è Paterno nei cieli, è Materno in terra il suo
raggio. La Paternità sua induce (porta con sé):
*) La figlialità mia. Occorre subito mettere in risalto due
diverse figlialità: quella del Figlio, e la mia.
a) Quella del Figlio nasce nel talamo Paterno metamorfosale.
Nell’atto in cui il Padre si trasforma in un
concentrato sommo di potenzialità di amore vivibile
al sacrificale, ecco il Padre espropriato cedersi da
vivere al sacrificale in forma personale di Figlio: è
la sua generazione temporale nel tempo. In Lui quella
forma personale non ammette alcunché di contrario
al sacrificale. Il Figlio in Gesù non ammette un
solo atto egoisticale, ma vi è tutto sacrificale.
b) La figlialità mia nasce nel talamo genitoriale, quando
sulla concezione umana si inserisce la
Pneumatica Paterna: a me incominciato un raggio
dello spirito Paterno mi si cede espropriato e con
una concezione Pneumatica mi si dà da vivere in
forma di simbiosi interpersonale: Lui è pronto a
vivere di me, perché io viva di Lui. In me la vita
sacrificale può essere trasformata in morte egoisticale
e così è avvenuto per mano di Satana. Non mi
dirò mai un figlio adottivo, perché la mia figlialità
non è adottiva, ma è sostanziale.
Dico invece che Gesù è il Figlio, mentre io sono un figlio.
Come Lui nessun altro; come me, tutti gli altri. Io sono un
figlio del Padre. Poiché sono un figlio il mio impegno o
vocazione è: ‘fare il figlio’.
Come lo faccio? Facendo da figlio quello che il Padre fa
da Padre. Cosa fa il Padre? Il Padre fa il beneficale: fa del
bene; e questo lo fa in vista del sacrificale.
Fa il beneficale da creatore: fa essere ciò che non era. Da
provvido finalizzatore: tutto con finalità sacrificale: cielo
e terra e i suoi abitanti.
Tutto il beneficale è finalizzato al sacrificale suo e nostro.
Uno di partenza e uno di arrivo.

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