289

Decimo dono: l’unica preghiera sacrificale.
Si accede al sacrificale pregandolo. In Luca su richiesta;
in Matteo su correzione. Preghiera di facimento il Padre
Nostro. In due: Lui sa e vuole; io dimentico e ostile; me la
dico: riflessiva, non transitiva. Prima presentazione della
paternità sua e figlialità nostra. Paternità impropria:
quella creatrice e provvida. Mentre il visuato Paterno me
la mostra concezionale.

Pneumatica magia quella del visuato Paterno che tocca il
vecchio fideato e tutto lo rinnova.
Tocca la preghiera del dire egoisticale ed ecco uscir fuori
la preghiera del fare sacrificale.
Quello che mi do al mio piacerale, quello che mi danno i
fratelli sacrificatori, quello che mi dà il corpo mio.
Al suo sacrificale fisico Gesù si accosta con triplicata preghiera
di un dire sacrificale.
Vi domanda l’allontanamento del calice dell’abbandono
eternale del Padre. Così Gesù si accosta al suo sacrificale:
pregandolo, finanche l’impossibile.
E noi come dobbiamo accostarci al nostro? Sicuramente
pregandolo; ma non con una preghiera egoisticale, prontamente
suscitata dalla nostra avversione.
Ma con una preghiera sacrificale. Gesù si immergeva
facilmente nel suo pregare.
La cosa era sempre a portata di vista. Un po’ per curiosità,
un po’ per la voglia di apprendere quell’arte misteriosa,
un bel giorno gli si fanno avanti con la loro richiesta a
confronto: ‘Signore, insegnaci a pregare, come anche
Giovanni insegnò ai suoi discepoli’.
In Mt., non si sa bene se prima o dopo di quella richiesta,
Gesù aveva ammonito i suoi a non seguire l’esempio dei
pagani i quali credono di essere esauditi a forza di parole:
perciò non fatevi simili a loro, poiché il Padre vostro sa di
quali cose avete bisogno, prima ancora che gliele chiediate.
Voi dunque pregate così: ‘Padre nostro che sei nei
cieli’. Quid est.
1) Non è preghiera né di adorazione né di ringraziamento;
non è preghiera di impetrazione, né di pentimento. È
una preghiera di facimento: è tutta da fare. (Chi la deve
fare) Non è solo Dio che la fa. Per di più Lui la sa e Lui
la vuole. Ma siamo noi che dobbiamo fare insieme allo
Pneuma; per questo non serve dirla a Lui, ma occorre
che io me la dica; facile come sono a dimenticarmi di
ciò che devo fare, ma soprattutto ostile come sono a
una preghiera che non piace alla mia egoisticità. Gesù
insegna ai suoi quella sola preghiera che si qualifica
integralmente come preghiera sacrificale. Una sola preghiera,
e sacrificale anche quella.
2) È dunque una preghiera non transitiva: che dico a Lui;
ma una preghiera riflessiva: la dico a me. Per questo da
un pezzo le ho dato un avviamento riflessivo. Ve lo
ricordo: ‘Obbedienti alla parola del Salvatore e formati
al suo insegnamento, osiamo dirci: Padre nostro’: la
vera preghiera sacrificale incomincia col dirci: mi dico.
Va accompagnata col pensare e col sentire, per maturare
nel fare. Dirmi, pensare, sentire, per fare: questo è
pregare. E vado illustrando così: me lo dico con le labbra,
lo penso nella mente, lo sento nell’amore sacrificale,
lo faccio nella vita. Dirci il Padre nostro è fin troppo
facile quanto inutile se non ne pensiamo il contenuto
sacrificale, se non lo sentiamo da convinti, per
disporci generosamente a fare il suo sacrificale.
Ecco il contenuto sacrificale, per disporci a farlo nella
vita. L’unica preghiera del dirci sacrificale; ha una apertura
solenne e centralissima: vi si presenta la Paternità sua e
la figlialità nostra. Fino ad ora abbiamo parlato di una
Paternità assai fiacca e debole.
1) Dio ci è Padre per creazione: il Padre ci ha fatto essere.
Noi siamo corpo animato e questo per creazione indiretta:
mediante il concorso dei nostri genitori. Noi siamo
spirito umanato dal Padre direttamente creato. Per quello
spirito noi siamo a sua immagine e somiglianza.
2) Dio ci è Padre per la sua amorosa dedizione alla sua
creatura e per il suo amore sconfinato. Abbiamo conosciuto
solo questa Paternità: creatrice e provvidente.
Neppure abbiamo sospettato una Paternità Materna
sostanziale con tanto di concezione divina.
Il visuato Paterno ci spalanca la visione di un Padre che si
fa concepire dal suo Agente in ogni creatura, che lo può
chiamare: ‘Padre’.

Nessun commento:

Posta un commento