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Decimo dono: la preghiera del dire sacrificale disponente
al fare.
Gesù crociato ha gridato l’inferno umanale. Quello fideato:
contenuto e realtà noi la stiamo liquidando.
Contenuto: minaccia punitiva. Giudizio applicativo, condanna
definitiva. Di qui la forma infernale: non più Dio
da vedere, più nessun bene, e ogni male. Gesù vi ha dato
corpo: fuoco, pianto, stridore, consunzione.

NB: Il punto debole: inferno assegnato non alla bontà, ma
alla giustizia di Dio.
Pneumatica magia quella del visuato Paterno che tocca il
vecchio fideato e tutto lo rinnova. Tocca la preghiera del
dire egoisticale ed ecco uscir fuori la preghiera del fare
sacrificale. Quello che mi do al piacerale, che mi danno i
miei fratelli sacrificatori, quello che mi dà il corpo mio. Al
suo sacrificale fisico Gesù si accosta con triplicata preghiera
di un dire sacrificale. Vi domanda l’allontanamento
di un calice. Quale?
1) Non il calice sacrificale fisico.
2) Non il calice ecclesiale di amarezza morale.
3) Non il calice ecclesiale di amarezza sostanziale.
Ma il calice della separazione e dell’abbandono Paternale.
Non un abbandono temporaneo che non c’è stato sulla
croce. Ma un abbandono eternale che in croce gli ha strappato
un grido a voce di corpo. Un altro grido a voce di spirito
era uscito dal Figlio nel talamo Paterno metamorfosale,
nell’atto in cui il Padre viene trascinato da Satana nella
eterna morte dell’amore. Nulla di improvviso a provocare
quel grido di abbandono, ma la chiara percezione del farsi
di un irreparabile spaventoso destino eterno. Il Figlio nel
talamo grida l’inferno angelicale. Nel suo talamo crociale
grida l’inferno umanale.
Questo è il grido che noi stiamo spudoratamente soffocando:
l’inferno fideato noi più non lo crediamo.
Osserviamolo attentamente. Nell’inferno fideato vanno
distinte due cose: la realtà e il suo contenuto. Negando il
contenuto, ne neghiamo la realtà. È il contenuto che non
riesce più a resistere. Siccome al contenuto è stato dato un
forte dinamismo, parlo della dinamica infernale. Eccone la
sua composizione:
1) Alla radice dell’inferno fideato è stato posto un comando
proibitivo; dalla genesi lo abbiamo ereditato: ‘Dei
frutti dell’albero in medio paradisi non ne mangerete’.
2) Congiunto al comando proibitivo è stata posta la
minaccia punitiva: ‘Se ne mangerete, morirete’.
3) Trasgredito il comando, ecco la punizione che viene
applicata a seguito di un giudizio applicativo.
4) Quando se ne ha il pieno merito ecco la condanna definitiva,
l’inferno eterno preparato per Satana e i suoi
angeli, al quale sono condannati quanti nell’umanità
l’hanno ostinatamente seguito.
La dinamica porta di filato a dare questa forma al castigo
eterno:
* Si compone di una perdita eternale della visione di Dio:
unica realtà sulla quale si proietterà alla fine tutta l’umana
tensione.
* L’assenza di qualsiasi bene pur minimo.
* E la presenza di qualsiasi male proporzionatamente alla
malvagità della creatura.
Gesù stesso si è premurato di dare corpo a quel contenuto
infernale.
1) L’inferno è fuoco eterno: facile immaginarlo davanti a
quella voragine situata nella valle di Innan, adoperata
come discarica della capitale Gerusalemme. Tutto vi
veniva scaricato, e per provvedere a un efficace incenerimento
vi si teneva costantemente acceso il fuoco: la
Geenna del fuoco eterno.
2) L’inferno è tenebra glaciale, desolata e struggente, è pianto
ininterrotto, è stridore di denti, è trigemino eternale.
3) L’inferno è consumazione: erosione eternale, dove il
verme non muore; è un cancro che ti divora senza mai
consumarti.
Il tutto era entrato nella nostra fede come contenuto reale.
La crescita egoisticale ha inferto un colpo fatale al contenuto
dell’inferno e di conseguenza alla sua realtà.
Polverizzato il contenuto e liquidata la realtà in base a
quella bontà e misericordia di Dio che non può tener vivo
per sempre un simile castigo.
Quello che abbiamo rovinato lo Pneuma lo ripara e lo rinnova
con una novità non più fideata, ma visuata: inferno
visuato.

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