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Decimo dono: in Cristo la preghiera del dire sacrificale.
Fissazione Pneumatica temporanea ancora solubile col
sacrificale finale. Alla azione appropriativa ne oppone
una espropriativa propria del sacrificale finale.
Espropriandoci di tutto affiora la falsità appropriativa e
la veracità espropriativa, dalla quale può sgorgare il
dolore. Momento favorevole non la quaresima ma il blocco
della meccanica infernale. Solo per chi vive la espropriazione.

Pneumatica magia quella del visuato Paterno che tocca il
vecchio fideato e tutto lo rinnova. Tocca la preghiera del
dire egoisticale ed ecco uscir fuori la preghiera del fare
sacrificale. Me la do, me la danno, me lo dà. Al suo sacrificale
fisico Gesù si accosta con triplicata preghiera di un
dire sacrificale. Vi domanda l’allontanamento del calice
della separazione e abbandono Paternale non temporaneo
ma eternale. Nel talamo Paterno ha gridato l’abbandono
angelicale; in quello Figliale l’abbandono umanale. Due
inferni eternali.
Non ha gridato l’inferno umanale fideato che non ammetteva
l’abbandono Paterno, ma il visuato recante con sé
l’abbandono eternale. ‘È malattia dell’amore che va maturando
e può diventare fissazione eternale nella morte dell’amore’.
Ha una sua dinamica:
1) Sua radice originante è la sacrificalità dell’amore Paterno.
2) Satanica la sua realizzazione.
3) Pneumatica la sua eternale fissazione.
Una certa temporanea fissazione la conosce ogni ammalato
già in questa vita. L’ostinata, la feroce, la crudele, la spietata
violenza Pneumatica ci va inchiodando alla nostra egoisticità,
togliendoci ogni possibilità di spezzare quella pur
sempre piacevole schiavitù egoisticale. Pneumaticale è la
nostra fissazione nel peccare temporaneo.
Quando tutte le possibilità di liberarci lo Pneuma ce le ha
bruciate, allora rimane una ultima possibilità: solubilizzare
o rendere solubile non la meccanica infernale, ma l’inferno
diventato. (Prima della fissazione eternale un’ultima possibilità
legata al sacrificale finale) Quell’ultima possibilità è
legata esclusivamente al sacrificale finale, il più costoso di
qualsiasi altro, ma sicuramente il più prezioso.
Vediamolo con attenzione. La malattia dell’amore ha un
solo nome: è la sua egoisticità. L’egoisticità con la sua attrazione
e sollecitazione piacerale suscita, dirige, alimenta e
scatena incessantemente: azione appropriativa. La prima
appropriazione si realizza a nostra insaputa totale sulla vita
e sul suo vivere.
Per darle potenza, grandezza e felicità, la egoisticità si dilata
e si distende su tutte le cose e le persone che possono concorrere
a quella realizzazione. Appropriazione insaziabile: è
questa la via maestra infernale.
1) La via percorsa d’un fiato da Lucifera che appropriandosi
della famiglia angelica si appropria dell’amore.
2) La via sulla quale ha immesso la prima coppia umana e
tutta la discendenza.
La via paradisiaca deve esserle contraria: ed è appunto la
via dell’espropriazione offerta alla persona. Il Padre ci
vuole salvare con un dispositivo contrario e opposto a
quello egoisticale: un dispositivo sacrificale. È l’età sacrificale
che funge da avviamento al sacrificale fisico finale
che si compone di malattia, dolore, agonia e morte. Di
nostra iniziativa non potevamo neppure darcelo. La sua
funzione è espropriatrice. Ci va gradualmente espropriando.
Prima opera la espropriazione del lavoro, del mondo
attorno, della tavola, del vestire, degli averi, dei soldi. Poi
ci tocca le persone e ce ne espropria dalle più lontane alle
più vicine. Ci espropria di noi stessi, e da ultimo ci espropria
della vita. Mentre procede la espropriazione va comparendo
la falsità e la veracità. Compare la falsità egoisticale
della appropriazione e la veracità sacrificale della
espropriazione. Se ci lasciamo toccare e convincere dalla
falsità appropriativa e dalla veracità espropriativa ci sentiremo
invasi dall’onda benefica del dolore, pronto a dare
solubilità a tutta la costruzione egoisticale. Ma se insisteremo
sulla falsità appropriativa e non accetteremo la veracità
espropriativa ci fisseremo per sempre in quella ultima
scelta egoisticale. Sarà l’ultima occasione, la più favorevole,
perché il sacrificale finale induce il blocco graduale
della meccanica egoisticale infernale.
La macchina infernale non ha più la sua alimentazione,
calano i giri, si riduce la produzione, ci si avvicina alla
paralisi di quell’impianto infernale. O il pianto del dolore
o l’urlo della disperazione.
Che grande speranza; ma non per tutti. L’ultimo dono si
accompagna solo a un sacrificale graduale. Non è accordato
al sacrificale fulmineo. La modalità è già segnata.
Non invocate quindi un colpo secco.

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