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Decimo dono: la preghiera del dire sacrificale disponente
al fare.
In croce quale inferno ha gridato? Non quello fideato, che
noi stiamo eliminando.
Ma quello visuato. Cos’è? Malattia dell’amore, che maturando
in morte vi si fissa.
*) La radice: è nell’amore sacrificale che si fa metamorfosale.
Lasciarsi sacrificare è la sua bontà giusta.

Pneumatica magia quella del visuato Paterno che tocca il
vecchio fideato e tutto lo rinnova.
Tocca la preghiera del dire egoisticale, ed ecco uscir fuori
la preghiera del fare sacrificale.
Quello che mi do al mio piacerale, quello che mi danno i
fratelli sacrificatori, quello che mi dà il corpo mio.
Al suo sacrificale fisico Gesù si accosta con triplicata preghiera
di un dire sacrificale. Vi domanda l’allontanamento
di un calice. Quale?
1) Non il calice del sacrificale fisico
2) Non il calice ecclesiale di amarezza morale
3) Non il calice ecclesiale di amarezza sostanziale.
Il calice della separazione e dell’abbandono Paternale.
Non temporaneo, ma eternale.
In due talami successivi lo ha gridato: nel Paternale ha gridato
l’eterno inferno angelicale; nel Figliale ha gridato
l’eterno inferno umanale. Gesù sulla croce ha gridato
l’eternità dell’inferno umanale.
Quale inferno ha gridato? Il fideato?
Tutti lo conosciamo. Abbiamo riletto il suo contenuto: la
dinamica infernale. Con un comando proibitivo, una
minaccia punitiva, un giudizio applicativo, e una condanna
definitiva ci siamo ritrovati davanti a un inferno che è:
privazione della vista di Dio, assenza di un bene qualsiasi
e la presenza di tutti i mali.
Il Figlio stesso ce ne ha presentato un contenuto simbolico:
fuoco eterno, impotenza totale in una tenebra dal pianto
e dallo stridore di denti, torturato da un verme che rode
e non consuma. La crescita egoisticale della persona ci ha
portati alla negazione e del contenuto e della realtà.
(Inferno visuato: procede dal giusto della sacrificalità dell’amore)
La bontà di Dio ha fatto la sua rimonta e sembra che la
debba vincere sulla sua giustizia: un castigo pure è necessario,
ma poi alla fine la misericordia avrà il suo sopravvento.
L’inferno fideato è stato assegnato alla giustizia
divina. Stiamo soffocando il grido Figliale.
Dobbiamo dire che noi lo stiamo soffocando, mentre stiamo
liquidando l’inferno fideato. Dobbiamo invece sorpassarlo,
e non per merito della nostra intelligenza teologica
né della inventiva pneumatica. Lo dobbiamo esclusivamente
a un dono apparso sull’orizzonte della Chiesa del
domani, che sarà Chiesa visuata. Il dono del Visuato
Paterno: è questo che mi fa gridare a voce di spirito e di
corpo l’inferno visuato eterno nella sua realtà vera. Un
inferno al quale non si va, perché è al presente che si
diventa; inferno visuato è: la malattia dell’amore che crescendo
automaticamente va maturando per arrivare alla
sua fissazione in morte eterna.
Anche l’inganno visuato ha la sua dinamica.
1) Essa ci porta alla sua radice e da essa all’origine.
(Radice originante è la sacrificalità dell’amore)
L’inferno visuato si radica nell’amore Paterno sacrificale,
che in generazione Figliale eternale è espropriazione
per cessione in persona di Figlio. Non vi tocca la
sua morizione. Per giungervi, eccolo in metamorfosi
nel suo nuovo talamo metamorfosale: l’atto puro riducendosi
si potenzializza in espropriabilità, in cedibilità,
in concepibilità, in vivibilità, in moribilità. La moribilità
in impotenza si fa in atto di morte eterna in Lucifera
che appropriandosi della famiglia angelica a lei devota,
si appropria dell’amore Paterno volgendolo alla morte,
che si fissa eternamente per azione dell’Agente della
vita che si trasforma conseguentemente in Agente della
morte. Ecco l’origine dell’inferno visuato. (Non dalla
giustizia punitiva, ma sacrificale) Nel Padre bontà e
giustizia non si contendono lo spazio divino. Alla bontà
abbiamo attribuito il premio ai buoni, mentre alla giustizia
abbiamo attribuito il castigo ai cattivi. Questo si
fa tra gli uomini; in Dio non avviene. Il Padre è amore
beneficale in funzione sacrificale. Fa essere le sue creature
per vivervi il sacrificale; e il suo inferno è la cosa
veramente giusta. Sacrificale, piccolare, infernale, sono
la giustizia del suo amore. Possiamo e dobbiamo affermare
che la giustizia divina non ha nulla a che fare con
quella umana. Sacrificale la divina, egoisticale l’umana.
Quindi è totalmente difforme. Quanto poco e quanto
male conoscevamo il Padre! La bontà non può avere
la meglio sulla giustizia, perché è giusto che l’amore
sacrificale tocchi l’infernalità.

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