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Decimo dono: la preghiera da egoisticale a sacrificale.
La prova che in Gesù non c’è paura né fuga davanti al
sacrificale: da quello che dice, da quello che è. Da quello
che sono io. Io sono egoisticità che mi fa capace solo di
amarmi e di odiare, di prendere e di eliminare. Quando
vengo impedito io sono capace solo di paura e di fuga. Lui
capace solo di sacrificale, io solo di egoisticale. Lui liberamente,
io forzatamente.

Pneumatica magia quella del visuato Paterno che tocca il
vecchio fideato e tutto lo rinnova.
Tocca la preghiera del dire egoisticale, ed ecco uscir fuori
la preghiera del fare sacrificale.
Alla preghiera del fare sacrificale ci si dispone con la preghiera
del dire sacrificale. L’unica che Gesù ha voluto
farci conoscere: quella della sua agonia nell’Orto degli
Ulivi. Peccato che noi vi abbiamo visto un assalto di paura
e un tentativo di fuga.
1) Ma da quello che dice ai suoi: la paura non entra nella
sua preghiera;
2) Da quello che Lui è: abbiamo ricavato la certezza assoluta
che Gesù non riesce a sentire la paura del suo sacrificale
e non riesce a desiderare la fuga.
Cos’è?
È amore sacrificale Paterno in persona di Figlio vivibile in
carne umana. L’amore Paterno è tutto e solo sacrificale, e
come tale si cede integralmente in persona di Figlio.
Nell’amore Paterno non c’è un solo filamento di egoisticità,
per cui al Figlio giunge purissimo l’amore sacrificale. E
non è che la sacrificalità Paterna nel Figlio abbia subìto un
qualche inquinamento egoisticale. (Anche noi non ci riusciamo
a sentire e desiderare il contrario dell’egoisticale)
1) Non l’avrebbe sicuramente chiamato ‘mio Figlio diletto’.
2) Satana tenta di inoculare in quella granitica sacrificalità
il liquido della egoisticità e non vi riesce minimamente:
il suo ago diabolico viene spuntato e spezzato.
3) Sappiamo quale trattamento riserva a Pietro quando gli
vuole impedire il suo cammino al sacrificale. ‘Lungi da
me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché la pensi come
gli uomini, non come Dio!’. Dio: Padre e Figlio, pensa,
desidera, vuole e pratica solamente il sacrificale.
Diremo allora che il Padre e il Figlio suo sono dei sadici,
dal momento che vanno pazzi per il sacrificale? Noi
lo possiamo essere, e lo siamo quando dalla violenza su
di noi o sugli altri ne abbiamo piacere sensuale, come
probabilmente quella donna della setta nervina dei fratelli
bianchi che si sta preparando a lasciarsi inchiodare
sulla croce come annuncio della fine del mondo che
dovrebbe cadere in una data precisa. Niente sadismo
nel Figlio Gesù. In Lui il sacrificale ha un’unica funzione:
quella metamorfosale: la trasformazione in
meglio del suo spirito per potersi irradiare nella umanità,
e poter ecclesiare e avere l’accesso al sacrificale
Pneumatico. Per quello che è non riesce a sentire paura
davanti al sacrificale suo e non riesce a desiderare la
fuga da esso. La medesima cosa avviene in noi, ma con
un amore contrario al suo. Io sono un amore egoisticale.
Sono un amore egoisticale e questa è la nostra parità.
L’amore egoisticale è Satana: per questo ci supera e
dispone di tutti noi. Il mio egoisticale vuole infallibilmente,
non sbaglia mai; velocissimamente: lo aziona la
mia istintività; prontamente: non fa ragionamenti;
esclusivamente: con l’esclusione di qualsiasi altra cosa.
Che cosa?
Una presa totale di quello che mi piace, e una eliminazione
totale di quello e di chi non mi piace. Io riesco solamente
ad amarmi e a odiare; escludo il sacrificale.
Quest’unica mia capacità viene esercitata da un meccanismo
ferreo, sempre pronto a produrre i suoi triplici scatti:
a ogni tocco il mio sentire, a ogni sentire il mio agire, a
ogni agire il mio acconsentire. Proprio per questo il mio
egoisticale ammette solo paura e fuga dal sacrificale. Non
ammette il sacrificale metamorfosale: quello che mi trasforma
in bene e in meglio.
Devo riconoscere che una mamma conosce un suo grande
sacrificale; lo conosce pure l’operaio che suda per la sua
famiglia, come lo conosce l’imprenditore per la sua impresa,
specie quando parte da zero.
Ma tutta questa sacrificalità nasce e si sviluppa al servizio
della egoisticità. L’egoisticità ha una sua sacrificalità solo
per il presente, mai per il futuro.
In meglio qui, non lassù. Adesso da quel che siamo noi
riusciamo a capire quello che è Lui: Gesù. Io con amore
egoisticale pieno di paura e di fuga dalla sacrificalità;
Gesù è solo amore sacrificale: in Lui non c’è il minimo
spazio per la paura e per la fuga.

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