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Decimo dono: il fare sacrificale pregato.
*) Padre nostro.
***) Ecclesialità di tutta l’umanità. Uso Chiesa anche per
la Paterna, anche se si addice solo alla Figliale. Fa
Chiesa non chiamando ma lasciandosi chiamare dalla
umana concezione.
a) Lui mi si unisce con una concezione cresimata.
b) Io risulto unito a Lui non moralmente, ma sostanzialmente
da non perdere mai più.
1) La morale o operativa.
2) La sostanziale: di due sostanze.

Pneumatica magia quella del visuato Paterno che tocca il
vecchio fideato e tutto lo rinnova. Tocca la preghiera del dire
egoisticale, ed ecco uscir fuori la preghiera del fare sacrificale.
Gesù vi si accosta pregandolo, e vuole che noi pure ci
accostiamo al nostro pregandolo: ‘Voi dite: Padre nostro che
sei nei cieli’. Preghiera dominicale, tutta sacrificale e tutta da
fare. La sua apertura ci ha parlato: della Paternità sua; della
figlialità mia; della fraternità nostra. L’immensa ricchezza di
contenuto non è ancora esaurita. Ora ci vuol parlare: della
ecclesialità di tutta l’umanità: vuol dire che il Padre fa
Chiesa con tutta l’umanità. Non dovrei adoperare il termine
Chiesa per parlare della Paterna. Il termine Chiesa si addice
alla Figliale: alla quale Gesù chiama con la sua parola ad
aderire a Lui mediante il Battesimo da vivere nella faticosa
ed affaticata fruttificazione. Gesù chiama alla Chiesa e unisce
fra loro quelli che vi aderiscono. Tutto questo è assente
dalla Chiesa Paterna: il Padre non chiama (anzi si lascia
chiamare) e io non ho risposto: al mio incominciare non ne
ero capace. Dunque ha fatto tutto Lui, senza alcun mio concorso
né mio né di altri. Dopo queste precisazioni, adoperiamo
anche per la Paterna il termine Chiesa. Come fa il Padre
a unire a sé tutta l’umanità facendone Chiesa sua? Eccone
l’interpretazione (Lui si è unito a me). Il Padre al mio incominciare
e precisamente allo scatto della mia umana concezione
mi si unisce concezionalmente cedendosi espropriato.
Agente lo Pneuma; e mi si dà da vivere al sacrificale suo e
mio. Mi si è dunque unito con una concezione divina: colui
che mi si unisce è Dio Padre; chiamo Pneumatico perché chi
me lo unisce è lo Pneuma Paterno. (Dove?) Il tutto è avvenuto
nel grembo di mia madre, là dove immediatamente
prima era scattata la concezione umana, la quale è chiamata
a fare da segno sacramentale alla concezione divina. Sulla
concezione umana la divina.
Dal basso incomincio con papà e mamma uniti coniugalmente;
dall’alto incomincio con il Padre e con lo Pneuma
uniti inseparabilmente. (Io risulto unito a Lui) Ne è venuta
una unità sostanziale immensamente superiore all’unità
morale o operativa. Confrontiamo le due unità.
1) L’unità morale: è l’unità che si stabilisce fra più, che
mettono in comune mente e volontà; se ne ottiene una
unità morale, la quale esige una identità di azione: idem
conoscere, idem credere, idem nolle, idem velle. Voi
capite che l’unità morale può rompersi e ciò avviene
quando uno incomincia a cambiare il suo volere o il suo
non volere. Chi si diversifica rompe l’unità morale.
Nella Chiesa Figliale sta incrinandosi l’unità morale:
chi crede una data cosa, chi non la crede più. L’unità
morale risulta sempre accidentale: c’è, ma può anche
esaurirsi; quello che sta succedendo nella Chiesa del
Figlio per la grave crisi che è scoppiata nel fideato.
2) L’unità sostanziale (di due sostanze): è l’unità che si
stabilisce a seguito di una concezione:
a) nell’umana si incomincia con due che si fondono
così bene da non potersi più separare.
b) Nella divina si incomincia con due: Padre e Pneuma
che si fondono così bene da non potersi più separare.
È una unità che non torna più indietro: irreversibile. Non è
possibile rifiutare Dio Padre, abbandonare Dio, perdere
Dio; eliminare Dio, non è fattibile. Io sono risultato unito a
Lui in modo insolubile e di qui, e di là. Le espressioni correnti
sono ignare di una realtà che solo il visuato ci fa nota.

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